Una Cenerentola per Pretty woman
Richard Gere e Julia Roberts in “Pretty woman”

Una Cenerentola di oggi, o una Traviata aggiornata, una Margherita Gautier degli anni Novanta del Novecento, ma anche – grazie a un regista americano di origini abruzzesi, a una bellissima giovane attrice, non a caso esplosa dopo questo film, e a un bel ragazzone ancora da affermarsi – un film cult che su Raiuno ieri sera (lunedì 1 luglio) ha richiamato 3 milioni e 302 mila telespettatori con uno share del 17,4 per cento. Certo, nella classifica degli ascolti è stato battuto da Temptation Island (Canale 5, 3 milioni e 718 mila spettatori con uno share del 22,4%), ma la pellicola era al trentesimo passaggio in tv.

Sì, è “Pretty woman”, il film di Garry Marshall (la famiglia Marshall è originaria di San Martino sulla Marrucino, il loro vero cognome è Masciarelli), con Richard Gere e Julia Roberts la migliore interpretazione cinematografica del Novecento della favola di Cenerentola, attualizzata nell’Ottocento da Alexandre Dumas nella cortigiana della Signora delle camelie e resa immortale dalle fantastiche note di Giuseppe Verdi che trasformò Margherita Gautier in Violetta Valery nella sua Traviata (su versi di Francesco Maria Piave).

Ha fatto scalpore, qualche giorno fa la dichiarazione di Julia Roberts che ha svelato il primo finale, in cui non c’era affatto l’happy ending del principe che sposa Cenerentola, cambiato nel “e vissero tutti felici e contenti” quando la produzione è passata alla Disney (Touchstone). Ma sicuramente è stato meglio così. Che favola sarebbe, altrimenti?

Alcune scene del film

Ma su cosa si basa l’appeal di “Pretty woman”? Perché riesce a incantare sempre, anche alla trentesima visione? Ma perché accade come per le favole. Le si conoscono a memoria ma fa sempre piacere sentirle. La grande maestria del regista Garry Marshall è stata quella di girare, nel 1990, un film in cui la scabrosità del tema (Vivian Ward è una prostituta di strada che abborda a Los Angeles un ricco finanziere di New York, Edward Lewis) si perde, si stempera, si liquefa nella storia d’amore, nella liberazione di Cenerentola dal suo crudele destino dal principe azzurro (evocato esplicitamente dalla Roberts al termine della pellicola) conosciuto per caso. La bellissima, infinita storia d’amore tra la povera ragazza e il ribaldo giovanotto ricco che sfida il mondo pur di darle la felicità.
E il principe, a differenza delle favole, all’inizio nicchia, non cede alle lusinghe della bella cortigiana, bloccato anche dalle convenzioni sociali, ma poi, alla fine, cede e supera incertezze e paure (anche fisiche come le vertigini) per andare a salvare la bella Vivian.

Non è affatto casuale che in un momento topico del film Edward/Richard Gere porta Vivian/Julia Roberts (a bordo di un lussuoso aereo privato) a vedere un’opera che, ovviamente, è proprio la Traviata di Giuseppe Verdi. Ma anche l’amica “istruttrice” di Vivian, Kit De Luca (interpretata da Laura San Giacomo), interrogata dalla Pretty woman su quale delle loro colleghe sia riuscita a lasciare la strada, non trovando altri esempi risponde: “quella gran culo di Cenerentola”.

La macchina narrativa è fantasticamente oliata con il contorno di altri personaggi perfettamente disegnati: l’amico/collega (Jason Alexander) che si rivelerà uno Iago di oggi; il direttore dell’hotel (Hector Elizondo) snobbato da Edward per tutto il film, che si rivelerà essenziale all’happy ending; la vittima del finanziere senza scrupoli (Ralph Bellamy, sì, uno dei due fratelli miliardari di Una poltrona per due che qui interpreta il suo ultimo ruolo) che invece diventerà il tramite per l’espiazione anche professionale dello squalo Lewis, e insieme costruiranno navi e daranno lavoro a tante persone.

Insomma, un film che – in barba ai barbosi commenti dei critici esaltatori solo dei film che piacciono esclusivamente a inutili elite – andrebbe studiato nelle università non solo di cinema ma anche di comunicazione e che – soprattutto – consente due ore di puro divertimento.

Una Cenerentola per Pretty woman
La scena della collana

Alcune curiosità:
• la scena divertentissima di Richard/Edward che fa lo scherzo di chiudere la scatola con la collana sulle mani di Julia/Vivian venne improvvisata dall’attore. Ecco perché la reazione di lei è così spontanea: semplicemente perché non era nel copione;
• la collana è vera e vale esattamente 250 mila dollari (come dice lei nel film);
• Richard Gere quando suona il pianoforte nella sala dell’hotel vuota di clienti, suona davvero e ha anche composto quel brano;
• c’è un piccolo cameo del regista, Garry Marshall (scomparso tre anni fa): è il barbone a cui Lewis chiede informazioni e che gli dice: “Sei già a Beverly hills, quella è la casa di Sylvester Stallone”
• e proprio il Rocky italoamericano rifiutò la parte poi assegnata a Richard Gere.

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