Lo yogurt? Mica tanto buono. Su ogni giornale, in ogni rubrica televisiva ci dicono che è fantastico, salutare, indispensabile. Ma è proprio così? Non esattamente.
Ecco quello il parere della dottoressa Maria Rosa Di Fazio il cui pensiero viene divulgato grazie ai preziosi consigli raccolti dal giornalista Guido Mattioni in una rubrica sulla sua pagina Facebook dal titolo significativo: Le pillole della Doc.
Lo yogurt? Mica tanto buono
Lo yogurt è un cibo considerato “benefico” dalla maggior parte delle persone. Del tutto immotivatamente, per quello che mi riguarda. Se penso a quanti vasetti – anche tre o quattro al giorno! – molte donne mi confessano di consumare con il primario obiettivo di mantenere la linea e di “fare in fretta”, mi arrabbio e rabbrividisco.
“Ma dottoressa, anche lo yogurt?”, mi chiedono contrariate.
Di dover rinunciare alla bevanda-latte non sembrano infatti quasi mai troppo addolorate. Sul “No” ai formaggi iniziano a storcere il naso.
Non nasce sulle piante
Ma la cosa più curiosa, quando arrivo allo yogurt, è che sembra esserci stata una collettiva rimozione del fatto che anch’esso è un derivato del latte. Come se lo yogurt “nascesse” su qualche pianta, miracolosamente già confezionato in vasetto.
Bisogna ammetterlo: i manager del marketing sono magistralmente micidiali nel diffondere false credenze e nello sviare l’attenzione dalle verità.
In troppi – e soprattutto in troppe – attribuiscono così allo yogurt un’inscindibile (quanto fasulla) patente di prodotto benefico, per non dire curativo.
Malinteso alleato
Lo yogurt, invece, è un malinteso alleato del benessere. Lo è dal momento che al potere acidificante proprio della materia prima dal quale viene ricavato – il latte vaccino – aggiunge quello più suo, intrinseco, che nasce dal processo produttivo.
Tutto ciò senza dimenticare le “altre cose” che lo accomunano a tutti i suoi prodotti “cugini”: ormoni animali incompatibili con il nostro sistema ormonale, spropositati fattori di crescita cellulare e un bel po’ di antibiotici, essendo quasi sempre latte da allevamenti intensivi.
Dosi di zucchero e dolcificanti
E non è tutto. Negli yogurt che comprate, salvi i rarissimi casi di quelli per davvero “bianchi” e basta, ci sono poi dosi di zuccheri o ancora peggio di dolcificanti artificiali da fare concorrenza alle bibite gassate.
E poi addensanti e coloranti, tutta roba che fa strage dei miliardi di fermenti lattici che voi comprate nella convinzione che siano vivi.
Dove sono i fermenti?
Del resto, anche senza queste malsane aggiunte, in quei vasetti di plastica da buttare è sufficiente la luce degli scaffali dei supermercati per trasformare in “cadaveri” quelli che all’origine erano fermenti vivi.
Per questo mi arrabbio. Perché capisco che in particolare le donne mangiano così tanti yogurt per diversi motivi, ma tutti sbagliati: per fretta, per non dover cucinare o lavare una padella o un piatto, ma anche nell’errata convinzione che quei vasetti di roba fresca e gradevole al palato siano un valido aiuto alla linea.
Non è vero nemmeno questo. Per capirlo, basta moltiplicare i quantitativi di zuccheri o dolcificanti contenuti in un vasetto per il numero di vasetti consumati in una sola giornata.
Se poi io, da oncologa, faccio a mente la somma di ciò che un malato di tumore può ingerire nell’errata convinzione di farsi del bene, rabbrividisco.
Ripeto: ormoni animali, fattori di crescita cellulare, zuccheri e la lunga serie di quelle innaturali “E” dietro alle quali si nascondono gli additivi artificiali.
Se poi lo yogurt scelto, oltre al potere acidificante del latte e dello zucchero, ha anche quello di eventuale frutta addizionata, non ne parliamo davvero: peggio che peggio. Se poi vi venisse aggiunta una generosa cucchiaiata di cereali del mattino, di quelli cotti cioè in grassi saturi e dolcificati con sciroppo di glucosio-fruttosio…
Allora sì che si arriva all’en plein di cose sbagliate. Non solo per i malati oncologici, ma per tutti. Anche per quelli che, per loro fortuna, stanno bene.
PS: per cortesia, non venitemi adesso a chiedere che cosa ne penso del Kefir. Ne penso esattamente quello che penso di yogurt, formaggi o altri derivati. Perché possiamo anche cambiare nome al latte, ma sempre latte rimane.
Una oncologa di grande esperienza
La dottoressa Maria Rosa Di Fazio è responsabile di Oncologia del Centro medico internazionale SH Health Service di San Marino, dove applica e porta avanti il metodo chemioterapico “soft” del professor Philippe Lagarde, luminare francese di fama mondiale.
Si è laureata in Medicina e Chirurgia, abilitata all’esercizio della professione medica e specializzata in Oncologia medica con pieni voti e lode.
Inoltre, è diplomata in Ozonoterapia a Padova. Ha lavorato per oltre venti anni a Milano in diverse strutture ospedaliere e come medico strutturato nei reparti di Oncologia medica.
Oggi vive e lavora tra San Marino e il capoluogo lombardo.
“Il paziente è un essere umano e NON un numero” è la sua filosofia.
Ha pubblicato diversi volumi per Mind edizioni, a cominciare da Mangiare bene per sconfiggere il male, best seller tra i libri scientifici. Il suo titolo più recente è Il cibo che cura il cibo che ammala
QUI la mia intervista alla Doc Di Fazio