Carosone trionfa oggi come 30 anni fa. Grande successo di ascolti per la fiction di ieri sera su Raiuno, Carosello Carosone, con uno sfavillante Eduardo Scarpetta (figlio, nipote e pronipote d’arte) nei panni del formidabile pianista napoletano.
Gli ascolti tv hanno premiato la produzione Rai, che ha vinto la serata con il 22,9 per cento di share pari a 5.518.000 telespettatori (dati Davide Maggio).
Ma giusto 30 anni fa (il 15 marzo 1990) ebbi la fortuna di intervistare Renato Carosone, ospite, a Pescara, dell’Ail (Associazione italiana leucemici – oggi Associazione italiana contro la leucemia).
Con grande familiarità il musicista conosciuto e amato in tutto il mondo (l’unico italiano, ancora oggi, ad aver raggiunto per tre volte il primo posto nella hit parade statunitense, oltre che in mezza Europa e in America latina) si mise a chiacchierare con due giovani cronisti, un paio d’ore prima del concerto. Eravamo io e l’amico e collega Marco Patricelli, che collaborava col Tempo.
Ecco l’intervista pubblicata dal quotidiano il Centro il 17 marzo 1990.
Il Centro – sabato 17 marzo 1990
Riuscita serata in favore dell’associazione italiana leucemici
70 anni di vitalità
Renato Carosone in concerto al Circus
PESCARA _ «Non mi sono riproposto io, fu Sergio Bernardini ad insistere perché mi voleva alla Bussola, oggi lo ringrazio perché mi ha fatto tornare al successo. Non ero molto convinto; la gente poi mischia alla curiosità anche un po’ di malizia, vuole vedere se sei ingrassato, se hai le rughe, ma io mi buttai e fu un trionfo».
Così Renato Carosone ricorda la sera del 9 agosto del 1975 quando tornò a suonare in pubblico dopo un voluto silenzio di 15 anni («Nel ‘60 arrivarono i Beatles, la più grande rivoluzione della musica leggera, capii che non avrei potuto reggere il confronto e mi misi da parte»).
Carosone trionfa oggi come 30 anni fa
Il musicista è al Circus per preparare il concerto di beneficenza, organizzato giovedì, dal Rotaract Pescara Ovest in favore dell’Associazione italiana leucemici e del reparto di ematologia del professor Glauco Torlontano.
Nella breve intervista concessaci due ore prima dello spettacolo si è svelato un Carosone, schietto, sincero, con una verve da fare invidia a un ventenne:
«Sì, puort e’ cazun cu nu stemma arret’, d’accordo. Mastichi a’ gomma americana, ma sempre italiano sei».
Così stigmatizza il comportamento dei giovani (già perfettamente fotografati quarant’anni fa con la celebre canzone).
Non è che non ami gli Usa, lui che con «Torero» riuscì a rimanere in vetta alle classifiche statunitensi per due settimane («E furono gli americani a proporgli il contratto». sottolinea il suo agente).
Ma contro lo strapotere della musica anglosassone cosa si può fare?
«Dipende solo dagli italiani. Quando la smetteranno di imitare gli americani, allora forse… Poi a me fanno ridere quando cantano in inglese. Magari la pronuncia è giusta, è vera, ma, ma non esce l’America a dint’ e… dalle viscere di ‘sta gente. Quando senti una nostra cantante che si mette a canta’ New York, New York, ma a’ ddo’ vai? Chi si dovrebbe mettere a comprare i dischi di una cantante italiana quando ci sono gli americani che lo fanno così bene, scemi».
È vivo, sanguigno, appassionato, Carosone, ma non si sente un padre. Quando gli chiediamo cosa pensi del Napolitan Sound, dei vari Bennato, Daniele, Esposito, se si sente un predecessore, pacato risponde:
«Non mi ritengo depositario di niente, non sono il padre, il nonno di nessuno in campo musicale. Di loro penso il meglio possibile ma fanno un genere che io non riuscirei a fare».
Eppure anche lui fu un ciclone della musica e non solo italiana, a parte i successi internazionali (oltre al ricordato record di classifica, Torero venne tradotta in 12 lingue ed esistono 32 incisioni differenti della versione americana) basti dire che «Maruzzella e Scapricciatiella vendettero 600mila copie, nel 1955.
Ma fui io a imporre un disco con due “bombe” del genere. I discografici non volevano bruciare due belle canzoni in una volta sola».
Il ciclone Carosone però si spiega al meglio quando si trova su un palco. Di fronte ad un Circus pieno di gente (e speriamo altrettanto piene le casse per devolvere una cospicua somma all’Ail) alle 21.30 inizia a suonare.
Carosone trionfa oggi come 30 anni fa
“Caravan Petrol”, “Torero”, «Io, mammete e tu» con uno scatenato percussionista che si sbizzarrisce con il tamburo a frizione, e poi ancora «Pianofortissimo», che evidenzia tutte le capacità (intatte nonostante i 70 anni di età) del pianista Carosone, una stilata di successi che animano la platea che canta, segna il tempo, applaude furiosamente.
Della band, allo stesso livello eccellente del leader, è il caso di sottolineare il percussionista, Stefano Rossini, interprete di un favoloso assolo con la “tammorra” ne “0’ Sarracino”, e il chitarrista, Paolo Trava gnin, autore di un assolo al banjo in perfetto stile bluegrass.
Una serata divertentissima per tutti, innanzitutto per lui, Carosone, che dopo le richieste di bis (lo spettacolo si è protratto fino alla mezzanotte), con la voce rotta dall’emozione ha detto «Ogni tanto mi viene voglia di smettere» e l’applauso del pubblico l’ha interrotto «Ma po’… (indicando la platea) comme se’ fa?».
Ma a Renato, artista a tempo pieno, la musica non basta, fra breve farà una mo stra di pittura a Roma: «Alternare la musica alla pittura per me è una gioia. Non voglio morire insomma. Spiritualmente, intendo… ».