Le prime predicazioni di Gesù. Oggi siamo convinti che i social siano i più grandi propagatori di notizie false. Ed è vero. Ma, certo, le agenzie di stampa e i giornali, nel corso dei decenni, non hanno fatto di meglio. Anche testate di livello internazionale come il Financial Times.

Le prime predicazioni di Gesù
Bufale, in questo caso mozzarella di bufala

Lo ricorda un grande giornalista come David Randall nel suo libro “Il giornalista quasi perfetto” (Laterza, QUI il link su Amazon).

Le prime predicazioni di Gesù

Nel maggio 1991 – scrive Randall nel suo libro – il Financial Times pubblicò un lungo articolo sulla scoperta di quello che sembrava il primo testo esistente delle predicazioni di Gesù. Solo dopo la pubblicazione il giornale si rese conto che il nome dello scopritore del prezioso reperto, Batston D. Sealing, era quello di un noto falsario di testi antichi.

David Randall
David Randall

Ma perché i giornali abboccano? E perché gli autori delle bufale le propagano? I primi perché spesso non controllano le fonti, i secondi per soldi.

I soldi muovono il mondo, anzi come dice un antico adagio abruzzese, sono in grado di far andare l’acqua anche in salita.

Fino a poco tempo fa, la bufala di oggi è del 1991, i giornali a grande tiratura avevano budget sostanziosi per pagare le esclusive.

Ma, in fondo, era solo un investimento. Perché pagare una esclusiva portava a una vendita enorme di copie. E la quantità di copie vendute influenzava i prezzi della pubblicità. Era ovvio che per far apparire un annuncio pubblicitario su un giornale a grande tiratura bisognava tirar fuori un pacco di banconote…

Insomma, niente di nuovo sotto il cielo. Prima l’equazione era: molte copie vendute = tanta visibilità = prezzi alti della pubblicità.

Oggi l’equazione è: molti clic su un post (o su una immagine) = tanta visibilità = aziende disposte a pagare per far apparire un proprio prodotto in un profilo seguitissimo.

Leggi QUI la bufala sugli scarafaggi anti radiazioni nucleari

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