Addio Gigi 80 volte immenso. Se ne è andato a 80 anni, che avrebbe compiuto proprio oggi, 2 novembre, Gigi Proietti. E’ stato uno dei più grandi attori italiani: a teatro, al cinema e in televisione.

Ho avuto il privilegio di conoscerlo e intervistarlo diverse volte. In particolare, e ne pubblico le foto, quando, 15 giorni dopo il terremoto dell’Aquila, il 21 aprile 2009, venne in Abruzzo per vedere di persona la sua città ferita.

Addio Gigi 80 volte immenso. Gigi Proietti con Federico Fiorenza davanti al teatro Comunale dell'Aquila. Foto Deidda
Gigi Proietti con Federico Fiorenza davanti al teatro Comunale dell’Aquila. Foto Deidda

Addio Gigi 80 volte immenso

A seguire riporto l’intervista che mi rilasciò per i suoi 70 anni, pubblicata sul quotidiano il Centro il 2 novembre 2010.

Raggiunto sul set della fiction «Il signore della truffa» spiega la sua filosofia d’artista: «Sono un curioso alla ricerca della leggerezza»

Proietti, «I 70? Li festeggio lavorando»

Oggi il compleanno dell’attore, regista, doppiatore romano legatissimo all’Aquila e all’Abruzzo

Settant’anni li festeggerà al lavoro, oggi. E’ un mito del teatro, del cinema e della televisione italiana, Gigi Proietti, e con la simpatia straripante, la gentilezza e la disponibilità che lo contraddistingue, raggiunto al telefono tra un aereo e un trasferimento in macchina, ha rilasciato al Centro l’intervista che segue.

Maestro, come festeggia il compleanno e dove?

«Lavorando, sto tornando sul luogo di lavoro, dalle parti di Verbania per una fiction».

Come? Compie 70 anni domani (oggi per chi legge) e non fa la festa?

«Bah, guardi è forse il modo migliore per celebrare i compleanni, vuol dire che si è in gamba e si va avanti. E’ bene continuare».

Maestro festeggia 70 anni di cui 46 sui palcoscenici o nei set, televisivi e cinematografici. Ma oggi la vita reale è forse più farsesca di quella di una commedia, non è che vi ritroverete senza lavoro, superati dalla realtà?

«Oddio, se uno guarda quelli che vengono chiamati dibattiti televisivi, beh, devo dire sì, siamo stati superati ampiamente dalla realtà. E chi è più bravo dal punto di vista tecnico di loro? Ormai siamo alla commedia dell’arte».

Bruno Fioretti detto Mandrake, Ademar, Gastone, i cento personaggi di «A me gli occhi please», e poi il teatro serio, quello con la voce impostata, il doppiaggio, ma anche le imitazioni ironiche, e anche un po’ sfottenti, di Gassman o Carmelo Bene, le fiction. Quale dei tantissimi personaggi le è rimasto più addosso? E a quale, invece, ha dato di più, all’avvocato Porta, visto che non si è laureato in Giurisprudenza per pochi esami?

«(ride) L’avvocato Porta l’ho molto amato. Ma naturalmente sono molto grato al maresciallo Rocca. Io ho fatto sempre (e spero di continuare così) le cose nelle quali cercavo di individuare un divertimento interno e forse interiore anche e soprattutto alla ricerca della leggerezza che non è affatto una cosa da ridere. Il mio lavoro è frutto di una curiosità e la mia caratteristica fondamentale è cercare di essere curioso, ma anche se non sono un attore stanislavskiano. Ma è una scelta anche quella».

Lei è molto legato al teatro, nonostante abbia avuto successi fragorosi al cinema e in televisione, l’ultimo in ordine di tempo il suo San Filippo Neri.

Addio Gigi 80 volte immenso. Proietti davanti all'albergo dell'Aquila (dove soggiornò tante volte) distrutto dal terremoto del 2009. Foto Deidda
Proietti davanti all’albergo dell’Aquila (dove soggiornò tante volte) distrutto dal terremoto del 2009. Foto Deidda

«In quest’ultima fiction mi sono molto, molto concentrato e sono contento di averla fatta. Credo che me la ricorderò, è una cosa distante da me, non avevo mai fatto una cosa del genere e gli equilibri erano molto molto delicati, Credo che un certo equilibrio l’abbiamo trovato».

Ma il teatro è morto o no?

«Che il teatro sia morto lo si dice da sempre. Credo che non sia morto ma che si debba voltare pagina è vero, almeno per il teatro degli aggettivi: la teatralità li contiene tutti. Il teatro con musica, senza musica, musical.

La teatralità è un universo enorme che contiene tutto e quindi non potrà mai morire. Come dicevamo prima, poi esce fuori da altri attori non professionisti (ride di cuore)».

Cosa farà con la proposta di direzione del teatro di Roma?

«Mah, sto ritardando pure un po’ troppo la decisione, perché è molto delicata. Se fosse arrivata una ventina di anni fa non ci avrei pensato due volte. Sarebbe un impegno molto robusto. Se fosse una proposta anche meno vincolante, che mi consentisse di fare anche altre esperienze potrei pensarci. Naturalmente devo riparlare bene con il sindaco Alemanno, che ringrazio, ma non credo di farcela».

Lei è molto legato all’Abruzzo, all’Aquila in particolare, ovviamente. L’anno scorso è venuto a vederla due settimane dopo il disastro del terremoto. Cosa pensa si possa fare per risollevarla?

Addio Gigi 80 volte immenso. Proietti all'Aquila il 21 aprile del 2009 subito dopo il terremoto. Foto Deidda
Proietti all’Aquila il 21 aprile del 2009 subito dopo il terremoto. Foto Deidda

«Eh, questa è la domanda delle cento pistole. No, non lo so onestamente, cosa si possa fare, se lo sapessi l’avrei già detto. L’Aquila per me è anche un fatto personale, ma è una città d’arte, e vederla distrutta è una cosa molto malinconica oltre che tragica. Spero solo che dopo le tante promesse, annunciate con le grandi enfasi iniziali, i grandi empiti, si realizzino. Intanto, credo sia importante informare bene i cittadini, certo non ci si risolve niente ma intanto è già molto. E poi assicurarsi che non ci siano solo gli annunci e basta».

Sua madre nacque a Leonessa, quando era ancora in provincia dell’Aquila, in un certo senso, dunque, è un po’ abruzzese anche lei, qual è il ricordo più bello che ha della nostra regione, il più comico.

«Eh sì, il dialetto che mia madre parlava, somigliava anche molto all’aquilano. Di ricordi ne ho tantissimi. Ho frequentato L’Aquila per anni, la città mi ha sempre dato energia. I ricordi comici? Mah, ricordo forse più gli scazzi.

Addio Gigi 80 volte immenso

Oggi alla mia età ricordo con piacere anche le dispute, voleva dire che si voleva fare qualcosa. Di comico c’è la mia breve parentesi da presidente del Teatro stabile d’Abruzzo. Accettai ma sono ignorante di cose burocratiche, così poco dopo mi accorsi che non era proprio il ruolo giusto per me e dissi, allora, “Guardate non mi pagate perché non sono in grado di farlo”. Devo dire che non si sono fatti pregare per niente per esaudire la mia richiesta… (ride). Di certo posso dire: la presidenza? Mai più».

Ma potrebbe tornare come direttore del Tsa?

«No, sarebbe anomalo e paradossale, rifiuto Roma e poi vengo all’Aquila? No, vorrei stare un po’ tranquillo, ci sono talmente tante questioni, con i politici, con la burocrazia. Insomma, se non accetto pregate di capire che sarà per un legittimo impedimento… (ride)».

Leggi QUI la mia intervista a Ennio Morricone

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