Pensieri reclusi e oltre è il titolo di una antologia letteraria curata da Maria Teresa Caccavale e suor Rita Del Grosso edita da Àncora editrice (QUI il link).
Nelle 160 pagine del volume testimonianze, ricordi, racconti, poesie, riflessioni di decine di detenuti in diverse carceri italiane.
Dall’esterno il mondo carcerario è un universo lontano, distante anni luce dalla vita “normale”.
Pensieri reclusi e oltre in antologia
Si può pensare che il lockdown, la situazione che stiamo tutti vivendo da oltre un anno non dovrebbe influire su chi, forzatamente, è rinchiuso per scontare la pena comminata da un tribunale.
Naturalmente, non è affatto così. Scrive, infatti, Maria Teresa Caccavale:
Anche il carcere è stato travolto da questa inaspettata e sconvolgente realtà, tanto che all’inizio della pandemia ci sono state numerose rivolte dei detenuti,
ed è proprio per questo che abbiamo voluto dare spazio e voce a pensieri delle persone ristrette che hanno vissuto momenti di silenzio e di solitudini peggiori di quelli normalmente presenti nella loro vita in carcere.
Pensieri reclusi e oltre in antologia
Ecco per esempio la testimonianza di un detenuto del carcere romano di Rebibbia:
In carcere noi detenuti parlavamo rassicurandoci l’un l’altro, spaventati nel sentire e vedere in televisione il numero dei morti ricoverati negli ospedali, e per nascondere le nostre paure, spiritosamente dicevamo che ni potevamo sentirci al sicuro (…)
Tutto questo però non era affatto spiritoso e ce ne accorgemmo quando non potemmo più ricevere le visite dei famigliari, né potevamo incontrare gli operatori volontari che da anni erano per tutti noi un punto di riferimento.
Le scuole furono chiuse, e furono sospesi gli esami universitari, ci accorgemmo di quanto fossero importanti i nostri professori, non solo per come ci consideravano, ma principalmente per la cultura e l’affetto che ci regalavano.
Tra riferimenti alla religione, attenzione alla salvaguardia della natura, riflessioni sulla fragilità dell’essere umano e la speranza che l’amore possa salvare si trova nel libro uno spaccato umano ragguardevole, una rappresentazione della realtà che nulla ha a che fare con gli sterotipi che si hanno della vita nelle case di reclusione.
Un significativo riferimento all’importanza della considerazione di chi è in carcere lo fa suor Giampaola Periotto:
Tutto nel carcere è silenzio teatro, un raggio di sole però ti abbraccia e ti dice che tutto andrà bene. Un’esperienza singola è quella della via Crucis del 10 aprile 2020 con Papa Francesco.
La silenziosa processione è formata da 14 persone, fra le quali cinque sono detenuti.
Un libro che andrebbe letto e fatto leggere soprattutto nelle scuole, come insegnamento profondo ai nostri ragazzi per comprendere l’importanza della libertà e l’abisso della reclusione e per apprezzare un volume:
Dedicato a tutte quelle persone che ogni giorno lottanto per non ascoltare il rumore della paura.
Leggi QUI la mia recensione al libro “Il partigiano americano” di Marco Patricelli