Premio D’Amico la cultura vive se è imprenditoriale.

È stato questo il suggerimento autorevolissimo di uno dei vincitori dell’edizione 2021 del riconoscimento, il direttore del Mann (Museo archeologico nazionale di Napoli) Paolo Giulierini.

Premio D’Amico la cultura vive se è imprenditoriale
Da sinistra Paolo Giulierini e Giovanni D’Alessandro (foto Antonio Buzzelli)

La cerimonia di consegna si è tenuta domenica scorsa, 3 ottobre, nelle salette dannunziane del Ritrovo del parrozzo, in viale Pepe a Pescara.

L’iniziativa, infatti, è a cura della storica ditta Luigi D’Amico, diretta da Pierluigi Francini, e produttrice da 150 anni del parrozzo, il dolce pescarese battezzato da Gabriele D’Annunzio.

Giulierini ha ricevuto il riconoscimento per la sezione Identità culturale del nostro tempo e, nel breve saluto, ha dispensato consigli di strategie efficaci per tramutare, concretamente, lo sterminato patrimonio culturale italiano in una ricchezza anche economica.

Non dimenticando un aspetto fondamentale, la vicinanza agli ultimi, la sede del Mann è all’interno del rione Sanità (celebrato da una indimenticabile commedia di Eduardo).

Per gestire il nuovo orizzonte degli istituti culturali occorre anche la buona imprenditoria.

Dalla mescolanza di cultura e imprenditoria si può colmare quel gap che ancora abbiamo rispetto alle strutture internazionali.

Dico questo perché per troppo tempo noi archeologi,

ha spiegato Giulierini, noi storici dell’arte, abbiamo pensato di poter risolvere questa materia semplicemente con le nostre competenze.

I musei del futuro, invece, devono prevedere non solo, e ovviamente, uomini e donne di cultura, ma anche nuove professionalità: gestori di economia, di comunicazione.

Tutta questa nuova attività deve essere presto recepita dal nostro ministero che ancora stenta ed è un po’ incrostato in quelle figure professionali ormai superate che non rispondono più ai tempi.

Quando si parla, per esempio, di brand

e vedo qui, nella sede della Luigi D’Amico, un marchio registrato da tantissimo tempo, dico che solo da pochi anni abbiamo registrato il nostro per dare la qualità dei prodotti culturali, del merchandising in tutto il mondo:  Cina, Giappone, Europa.

Un museo deve brillare di cultura ma non rimanere una torre d’avorio.

Se si autocontempla e non varca la soglia, non assume una validità una forza dirompente nel sociale e non va a cercare chi non gode di quei benefici crea un istituto che è sproporzionato nei suoi servizi solo verso certe classi sociali.

Al Mann abbiamo realizzato mostre importanti,

abbiamo effettuato il 75 per cento dei prestiti annuali di tutti i musei italiani, contribuendo a mostre in tutto il mondo e con ricadute finanziarie importanti, di molti milioni di euro di fee che noi introitiamo e destiniamo alla cultura.

Ma se nonostante tutti questi risultati non avessimo anche cercato gli ultimi, cioè quelli che vivono vicino alla sede del Mann, nei quartieri più poveri di Napoli, con un tasso di descolarizzazione di oltre il 50 per cento, non avremmo compiuto la nostra attività.

Premio D’Amico la cultura vive se è imprenditoriale

Le altre sezioni del premio con i rispettivi vincitori:

Poesia – Francesco Maria Marino, “Microscopico Furore” (Pagine 2020)

Universo Donna: Roberta Franchi, “Dalla Grande Madre alla Madre” (Dell’Orso 2019)

Le menzioni:

Opera prima: Maria Rita Milesi, “La neve di primavera” (Bertoni 2020)

Un museo da visitare: Valentina Belfiore, direttrice Museo archeologico nazionale di Chieti

Cultura e territorio: Nicola Costanzo, xilografo.

Premio speciale della Giuria: Comando provinciale Guardia di Finanza, Pescara.

Sono intervenuti anche il giornalista Alberto Siculella e l’attore Alessio Tessitore.

Questo premio – ha spiegato il presidente della giuria,

lo scrittore Giovanni D’Alessandro – è nato da un impulso e quasi da una reazione al degrado dei premi letterari nazionali, che sono vetrine delle major editoriali.

Qui ci sono semplicemente delle persone trasparenti

che cercano la qualità non guardano in faccia a gerarchie più o meno accreditate dagli uffici stampa delle case editrici, per la parte letteraria (narrativa, poesia, saggistica) del D’Amico, e si propongono di individuare e valorizzare un prodotto di qualità.

La giuria, presieduta dallo scrittore Giovanni D’Alessandro, è composta da Paola Di Biase D’Ilio; Mira Mambella D’Isidoro; Rossella Vlahov.

LEGGI QUI L’ARTICOLO SUL VIDEO DOCUMENTARIO DEDICATO A PESCARA

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