Mangiare bene per sconfiggere il male
Il cibo sano aiuta la battaglia contro il cancro, parola dell’oncologa Maria Rosa Di Fazio.
Tutto quello che la pubblicità ci propina mette a rischio la nostra salute. Tutto ciò che è bianco (a differenza delle convinzioni fasulle che la cultura di consumo ha radicato nelle nostre menti) non è affatto buono per il semplice motivo che il bianco, in natura, non c’è.
Attenzione a zucchero, sale, farina e latte
Quindi zucchero, sale, farina e latte sono un problema, serio. Sì, ok, sembra un refrain da figlio dei fiori, da frikkettone degli anni Sessanta, sembra. Invece è l’analisi corretta, puntuale, suffragata da quintali di dati scientifici, spietata nella sua crudezza, fornita da una scienziata da oltre 20 anni è a contatto con la malattia più brutta, quella che di solito non si nomina nemmeno: il cancro. Lei è Maria Rosa Di Fazio, responsabile di Oncologia al centro medico internazionale SH Health service di San Marino, dove applica e porta avanti il metodo chemioterapico “soft” del professor Philippe Lagarde, luminare francese di fama mondiale.
Mangiare bene per sconfiggere il male
Il libro in cui elenca tutti gli errori che commettiamo con la nostra alimentazione (fin da bambini) si intitola Mangiare bene per sconfiggere il male (La battaglia contro i tumori inizia a tavola – Rivoluzioniamo le nostre – troppe ! – cattive abitudini) ed è edito da Mind (160 pagine, 14 euro). Maria Rosa Di Fazio non è certo una talebana dell’alimentazione corretta per le persone sane, concede (e si concede anche lei) degli strappi alla regola, purché siano appunto strappi, una volta ogni 10-15 giorni. Diventa talebana con i malati di tumore ai quali, dopo la chemioterapia, prescrive un regime alimentare ferreo (e soprattutto di eliminare completamente il fumo). Il cibo, unito ovviamente a tutte le medicine necessarie, riesce a far ottenere risultati eccezionali. Ma anche le persone sane, se seguissero i suoi consigli, ridurrebbero enormemente i rischi.
Di Fazio spiega le sue argomentazioni nell’intervista che segue.
D. Gli errori che lei sottolinea in fatto di alimentazione sono per tutti noi la norma. E pensiamo anche di fare bene…
R. Io lo vedo tutti i giorni quando visito le persone, non solo i malati oncologici, e come dico : 2 + 2 fa sempre 4, nel senso che i conti tornano e molto spesso le patologie sono, purtroppo, legate a errori alimentari. Nessuno lo dice, nessuno lo sottolinea e la gente continua ad ammalarsi. Poi, per carità, nessuno dice che tutte le patologie derivano solo ed esclusivamente dall’alimentazione. Chiaramente c’è una componente genetica, c’è una familiarità, c’è un sistema immunitario che ognuno di noi ha, poi c’è l’inquinamento ambientale, chimico, e poi, appunto, c’è anche il cibo che ha un impatto fortissimo, molto, molto di più di quello che vogliono farci intendere. Questo è il punto.
D. A pag. 85 del suo libro scrive: “Rimane il fatto che l’esplosione dei tumori ha avuto un’impennata negli ultimi trent’anni e continua ad averla, da quando la nostra alimentazione, da povera che era, è diventata via via più ricca. Ma ricca di che?”. Già ricca di che?
R. E’ diventata ricca di cose che non servono assolutamente a nulla. Quando mi sono trovata, qualche mese fa, a un congresso a Udine, il mio occhio di oncologa, è caduto sui necrologi. Guardavo che c’era un grossissimo divario: quelli che morivano oltre gli 85 o 90 anni e quelli prima dei 50. Cosa è successo in questo periodo? E’ cambiato il tipo di alimentazione. Chi ha più di 70-80 anni ha avuto una alimentazione della privazione, il che non vuol dire che non bisogna mangiare, ma bisogna mangiare in una maniera diversa. Il cancro al seno, all’inizio, era chiamato tumore delle popolazioni abbienti, perché potevano permettersi la carne. E cosa c’è nella carne? Fattori di crescita e ormoni. Io non sono contro la carne, ci mancherebbe. Ma determinate persone hanno una certa familiarità, hanno problematiche ovariche, noduli al seno, problemi alla tiroide… Ma perché cavolo si continuano ad alimentare con cibi contenenti ormoni? Quali sono questi cibi? Latte, derivati del latte e le carni! In queste persone bisogna completamente eliminare queste due componenti.
D. Due settimane ho cenato in un ristorante con una carbonara e con una porzione di dolce, a metà con mia moglie. La notte ho visto le stelle e ho avuto paura che fossi vicino all’infarto. Nel suo libro c’è esattamente questo esempio.
R. Lei ha descritto perfettamente quello che avviene molto spesso. La cena non può assolutamente essere a base di carboidrati, soprattutto di glutine, la carbonara poi è un piatto molto ricco, con uova, formaggio e maiale. E poi ha completato l’opera con il dolce magari pannoso, zuccherato, un tiramisù? Ah, ecco. Sicuramente avrete bevuto un paio di bicchieri di vino e ha fatto il patatrac… Ha fatto un esempio interessante, anche se per lei è stato reale e non teorico: moltissime volte gli infarti e tutti gli accidenti cardio vascolari accadono di notte. Perché? Perché sono legati a quello che si è mangiato a cena. Questo è il motivo. E moltissimi casi che sembrano infarti altro non sono che delle furiose difficoltà digestive, la dilatazione gastrica, dovuta a quello che si è mangiato, va a comprimere, per vicinanza anatomica, il cuore e questo parte in fibrillazione.
D. Colpisce moltissimo, nel suo libro, il martellamento sul concetto di evitare dalla nostra tavola tutte le sostanze bianche: zucchero, sale, farina e latte…
R. Lo zucchero è la nostra energia e la nostra benzina, ci serve ma va assunto in dosi molto, molto moderate. Noi, invece, non ci rendiamo conto che è contenuto in tantissimi cibi e lo ingeriamo, durante la giornata, in continuazione, senza nemmeno immaginare che ci sia. Per fare un solo esempio: c’è zucchero nel dentifricio. E lo zucchero è l’alimento di cui si nutrono le cellule tumorali. Io che faccio l’oncologo, in un paziente che mi arriva già metastatico la prima cosa che faccio è togliere questo alimento immediatamente e completamente dal suo regime alimentare. E di conseguenza anche la frutta! Sulle farine batto tantissimo. Non è che a tutti elimino il glutine, ma nella stragrande maggioranza sì, perché su un paziente metastatico il glutine va a silenziare completamente il sistema immunitario. Il 90 per cento del nostro sistema immunitario è contenuto a livello intestinale e noi mangiando glutine mettiamo su una bella coltre di 3-4 centimetri nel nostro intestino che, a questo punto, non riconoscerà più nulla, nessun tipo di problema: cellule tumorali ma anche batteri, virus e tante altre patologie.
D. Anche se ci si rende conto di dover ribaltare tutte le nostre abitudini alimentari, le nostre convinzioni, la cosa positiva che emerge dal suo libro è che si può cambiarle e anche abbastanza facilmente.
R. Guardi che anch’io vado a far la spesa, riempio il mio carrello, come tutti. Il mio carrello è semplicemente pieno di cose diverse. Io mangio, faccio tre pasti al giorno, una colazione, un pranzo e una cena. Ma quando a un paziente sottolineo un no su ciò che può mangiare, poi c’è sempre anche un sì… Inoltre, è spesso anche un problema di sfruttare al massimo gli orari della giornata. La cronobiologia che ci fanno studiare quando ci laureiamo in Medicina ma poi viene completamente dimenticata e invece è fondamentale.
D. Quindi non solo è un problema di quello che mangiamo ma anche di quando.
R. Certo! Da mezzogiorno in poi il nostro metabolismo via via si addormenta e non brucia rapidamente ciò che ingeriamo, come fa invece benissimo nelle ore del mattino. Per esempio la frutta (che apporta una quantità notevolissima di zucchero) va assunta soltanto al mattino e di un unico tipo per volta. Alla sera niente carboidrati, nemmeno il pane.
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